
Quanto sta accadendo in questi giorni in Iran non può essere ridotto alla domanda di “libertà”, come i media occidentali vogliono far credere. E ancora meno può esser fatto risalire all’intento di affermare in quel paese una “democrazia” di stampo liberista. È vero che il movimento giustamente rivendica i diritti civili negati dallo stato teocratico. Ma esso è l’episodio più recente di un percorso che parte dai moti del pane e dagli scioperi degli anni scorsi, ed affonda le sue radici nella crisi economica e nella miseria in cui versano le masse. E reclama giustizia sociale. Ed è straordinario che ad accendere la miccia siano state le donne iraniane. A loro, alle loro rivendicazioni, ai loro compagni di mobilitazione, ai proletari in lotta va tutto il nostro appoggio. Non è lontano il giorno in cui il movimento imboccherà una strada di classe.
In omaggio al loro coraggio e al loro sacrificio pubblichiamo due testi che le/li riguardano. Il primo è la presa di posizione di un gruppo internazionalista italiano (Il pungolo rosso), il secondo il battagliero comunicato dei lavoratori del trasporto di Teheran in solidarietà alle donne in lotta, documento importante che dimostra quanto i destini delle proletarie e dei proletari iraniani siano legati tra loro, e di come le loro lotte si stiano saldando.